Un Fenoglio alla prima guerra mondiale [@books] by Beppe Fenoglio

Un Fenoglio alla prima guerra mondiale [@books] by Beppe Fenoglio

autore:Beppe Fenoglio
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 1973-05-14T16:00:00+00:00


7. Ancora Giovanni Passone.

Stavolta il fischio proveniva da dietro la staccionata in rovina che si partiva dal mulino verso la casa abbandonata. E così, pensai, stavolta s’era cacciato, per far la posta a mia cugina, fra le ortiche e gli escrementi dei garzoni del mulino. Lo lasciai fischiare un altro po’ e soltanto al terzo fischio I crossed to him [I crossed to him: attraversai e lo raggiunsi.].

– È l’ultima volta che mi fischi, – gli dissi prima ancora di vederlo bene.

– Perché? – fece lui spuntando con la faccia rattratta dal sospetto.

Ma quando gli dissi che andavo via, che avrei passato chissà quante stagioni presso i miei parenti di Mombarcaro, la cosa sembrò non interessarlo affatto.

– Com’è, – disse poi, roteando gli occhi e coi capelli che gli ventolavano sul cranio sebbene non ci fosse un refolo di vento, – com’è che io sono alla posta da due ore e non ho ancora avuto il bene d’intravvedere tua cugina? Non è mica malata?

Gli assicurai di no, spiegai che forse aveva avuto qualcosa da fare nell’altra parte della casa.

He eyed wildly [He eyed wildly: Mi guardò roteando gli occhi.] e disse: – Il cuore me lo diceva che dovevo, oggi, appostarmi dalla parte della ferrovia He eyed me wildly e disse: – Dimmi almeno oggi com’è vestita.

Gli risposi: – Come ieri e avantieri e l’altra settimana e ancora l’altro mese. Perché se credi che mia cugina abbia più d’un vestito…

– Bene, bene, – fece Giovanni Passone, piuttosto sinistramente. – Come ti dissi l’altra volta, quando tuo nonno porterà tua cugina nel cortile, con quel suo unico vestito indosso, ebbene si vedrà qual giovanotto alzerà la mano, – e come l’altra volta si batté una tal manata sul petto da rintronare.

Poi scostò la testa fra l’erbaccia e imponendomi silenzio guatò oltre la staccionata e la strada a casa nostra. Aveva forse colto un’ombra o un rumorino. Guatai anch’io, guatammo per cinque minuti (e stranamente mi pareva di star aspettando anch’io Elsa, ma un’altra Elsa, quale non avevo ancora conosciuta), ma Elsa non comparve in cortile e nemmeno si inquadrò di passata in una finestra.

– Senti, Passone, – gli dissi poi, – non sarebbe meglio che te ne cercassi un’altra?

– Che cosa? – he thundered [he thundered: tuonò.].

Non mi fece paura, sapevo che era troppo debole, per amore.

– A me non me ne importa niente, – proseguii, – e poi tanto io me ne vado. Ma io so quello che vuole Elsa, lo sa tutto il paese, e ciò che Elsa vuole non sei tu.

– La vedremo, – disse lui dreamly [dreamly: come se sognasse.].

– L’altra sera, la sera del temporale, mia cugina ed io abbiamo parlato a lungo…

– Di me? – domandò, con le labbra che gli tremavano.

– Non una parola che è una di te, ma tutte del Garibaldi. E come conclusione sai che ha detto l’Elsa? Che o il Garibaldi o nessuno. Che se non ce la fa a esser moglie del Garibaldi…

– Va a farsi suora, – completò lui, bianco come un morto.



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